Divinity Original Sin 2 - Recensione




Piattaforma: PC  Data di uscita: 14 Settembre 2017

Il primo Divinity Original Sin fu un po' un fulmine al ciel sereno. Larian Studio produce gdr da molto tempo oramai, ma finivano sempre un po' dimenticati, erano visti come di seconda qualità. Con Original Sin si sono buttati in maniera poderosa nel revival dei giochi di ruolo isometrici, riuscendo a portare un prodotto molto innovativo per il genere. Ora, a 3 anni di distanza abbiamo un sequel che riesce a migliorare praticamente tutto.


Sourcery



Il primo D:OR aveva un unico, vero punto debole. L'impianto narrativo, sotto tutti i punti di vista. Se le quest secondarie e la scrittura momento per momento erano di buona fattura, mancava una narrativa globale in grado di attirare il giocatore. Le rivelazioni arrivavano tutte nella parte finale della trama e l'inizio del gioco era eccessivamente dispersivo e si perdeva subito il filo narrativo principale in mezzo alle sidequest.

Con D:OR 2 il tiro non solo è stato corretto, ma la narrativa centrale è coinvolgente e di ottimo spessore. L'inizio questa volta è molto più contenuto e focalizzato, permettendo al giocatore, o ai giocatori, di metabolizzare tutto al meglio. Il vostro eroe è un Sourcerer, con la "ou" perché manipola l'energia magica primordiale chiamata Source. Chi ne fa uso, attira brutti mostroni e quindi viene internato su un'isola-prigione. Il vostro scopo sarà quello di ambientarvi e di provare a fuggire. Semplice, diretto e lascia spazio a tutte le informazioni di background. La narrativa evolverà poi in una storia epico-fantasy relativamente classica, ma il buon livello di colpi di scena aiuterà a farla sembrare meno scontata del solito.
Altro punto di forza della produzione sono le Origin Stories. Quando creerete il vostro personaggio, potrete dare vita ad un avatar che vi rappresenta in tutto per tutto, scegliendo classe, razza, abilità e quant'altro oppure decidere di intraprendere il viaggio seguendo uno dei personaggi "con background legato al mondo". Le loro storie personali si intrecceranno con le vicende della narrativa principale e nelle scelte di dialogo troverete opzioni extra in base alla vostra Origine. Solo il loro sesso e razza vi sono imposti, rimangono comunque personalizzabili in aspetto e classe. Le capacità di ruolo non sono limitate da queste Origin Stories, anzi, sono solo migliorate, dando ancora più profondità e flessibilità.

I vari personaggi che potrete reclutare al vostro fianco, fino ad un massimo di 3, sono tutti i personaggi con l'Origin Story. Questo li rende immensamente più vivi e più distinti rispetto al primo gioco. Alcuni di loro possono avere storie in opposizione così da creare tensioni all'interno del gruppo e la loro evoluzione è ben spalmata su tutti gli atti della storia, andando a riempire in modo omogeneo tutto il tempo di gioco.


La storia ha buon ritmo e rilascerà informazioni in modo graduale al giocatore, che sarà invogliato a scoprire sempre di più. L'atto centrale, che rappresenta un buon 60% del gioco, è di ampio respiro, costellato di quest secondarie di buona fattura, tutte generalmente a risoluzione multipla e con possibilità di saltarne le fasi.  Io ho perso il conto di quante ho trovato le soluzioni prima di "par partire" le quest in modo naturale. Il quantitativo di indizi, nel mondo e nei dialoghi, aiuta molto a pensare su più livelli, per risolvere enigmi e associare informazioni ricevute. Se ci si concentrerà sulla storia principale, ci vorrà una trentina di ore buone per finirlo, se ci si lascia colpire da tutte le missioni secondarie, il tempo raddoppia facilmente, sforando anche le 100 ore. Sono tutte ore ben spese, tra la qualità del combattimento e della scrittura.

Solo nell'ultimo atto la voglia di lasciare troppa libertà degenera leggermente. Le informazioni per procedere sono un pelo esigue e mi sono ritrovato sperso più volte, vagando senza meta alcuna. Un po' un peccato perché frena un po' il crescendo del finale. In ogni caso, superate le ultime sfide, il finale sa soddisfare e si incastra meglio nel background dell'intera saga di Divinity.

Il gioco permette di affrontare la storia in multiplayer online e locale, fino ad un massimo di quattro giocatori e la trama principale fa un lavoro decisamente migliore nel considerare questa eventualità, inserendo alcuni interessanti momenti per l'intero gruppo. L'esperienza cambia non di poco quando la si affronta con un party umano ed ad oggi è l'unico gioco che permette di avere un'esperienza simile.


Il controllo degli elementi



Il gameplay era il punto di forza del primo capitolo ed è rimasto sostanzialmente invariato nella sua concezione. I propri personaggi sono caratterizzati da una razza che determina aspetto ed abilità passive, da una classe iniziale che è solo un template di partenza semplificato e da diversi rami di crescita.

Ogni personaggio ha delle caratteristiche fisiche, delle abilità legate al combattimento, delle abilità legate all'interazione con l'ambiente e dei talenti. Gli aspetti più importanti della crescita del personaggio sono però equipaggiamento ed abilità. Ad ogni arma ed armatura è associato un livello. Sarà fondamentale cercare di avere un equipaggiamento il più vicino a quello del proprio personaggio, perché le statistiche aumentano da un livello all'altro di parecchi punti e si innestano nel nuovo sistema di difese. Le abilità invece donano al personaggio nuove capacità in battaglia e vanno da attacchi particolari a tecniche di aumento mobilità a buff e debuff di ogni tipo.


Un buon party deve quindi essere equipaggiato con il meglio del meglio ed avere abilità per ogni evenienza. Ora ogni personaggio ha oltre alla barra della vita, due barre di armatura: una fisica ed una magica. Queste funzionano come delle barre della salute aggiuntive ed hanno una funzione importantissima. Fino a quando non vengono azzerate, bloccano molti degli utili status alterati. Questo nuovo approccio cambia molto tutta la logica di priorità del bersaglio. Concentrarsi solo su un tipo di attacchi può essere comodo se si vuole uccidere velocemente un bersaglio, ma anche eliminare una delle due barriere solo per poter far entrare le tecniche di controllo può essere una valida strategia. Il gioco è abbastanza ostico in modalità normale, definita "classic". Bisogna combattere in modo furbo ed ottimizzare il proprio party, altrimenti si rischierà il game over più spesso di quel che si possa pensare. In generale l'idea di avere un tank per assorbire i colpi ed un healer per ripararlo non ha molto senso. Meglio focalizzarsi su buff di prevenzione, sulle sinergie tra tutto il gruppo ed avere uno stile più aggressivo con tutti i propri personaggi. Come idea può spiazzare un po' i veterani, ma Divinity richiede di avere una mente sempre aperta.

Il combattimento rimane a turni, eseguiti in ordine di iniziativa tra i combattenti. Ogni personaggio ha un certo numero di punti azione da sfruttare per muoversi, attaccare ed usare abilità. Eventuali punti azione rimanenti vengono passati al turno successivo (entro un tetto massimo), permettendo di concentrare eventuali "nova" dopo essersi buffati a dovere. Rispetto al passato ci sono molti meno punti azione a disposizione, ma il costo del movimento è stato diminuito di molto e ci sono molte più abilità che migliorano la mobilità. L'attenzione si focalizza più su abilità speciali che sfruttano una risorsa finita per generare botti atomici, e meno sull'attaccare a ripetizione con attacchi base.

L'interazione ambientale con i vari elementi rimane quasi invariata rispetto al primo capitolo. Ad acqua, fuoco, olio, ghiaccio, elettricità, vapore, sangue e veleno si aggiungono varianti corrotte e benedette, più potenti e con interazioni leggermente diverse, ma le regole sono sempre le stesse. Se avete già giocato al precedente capitolo, l'effetto novità è svanito, ma se questa è la prima volta che vi avvicinate alla saga, rimarrete fondamentalmente colpiti dall'interattività degli elementi in un gioco del genere. Original sin è l'unico GDR dove una palla di fuoco sembra vera perché dopo essere esplosa incendia il campo si battaglia. Ricordiamo che rimane sempre possibile creare una pozza di veleno, farla detonare col fuoco, da spegnere con la pioggia che creerà una nuvola di vapore da poi elettrificare con un fulmine. Ci saranno numerose opportunità di sfruttare metamorfosi o teletrasporti vari ed eventuali per aggirare in modo furbo ostacoli ed alcuni enigmi fanno un buon uso degli elementi. Usare il proprio cervello per disassemblare le regole del gioco e sfruttarle a proprio vantaggio è uno degli aspetti più riusciti del gioco ed è molto soddisfacente per le menti tattiche.


Il gioco ha anche una modalità da game master, dove è possibile creare le proprie avventure sfruttando il sistema di creazione quest di D:OR2 per poi condividerle con amici, proprio in stile gioco di ruolo cartaceo, con il ruolo del dungeon master e dei personaggi giocanti. Io non mi ci sono addentrato, quindi non posso valutarla, ma a vedere dai video in giro online sembra essere promettente.

Il pacchetto è contornato da un'ottima colonna sonora, da una presentazione visiva di primo livello sia dal lato tecnico che da quello artistico ed un doppiaggio su tutti i dialoghi di buona fattura. Tutto ad ultra nelle città con molti NPC può arrivare a riempire 8GB di ram e rallentare un po', ma in generale in questo tipo di giochi non ci si fa troppo caso. Anche nei peggiori dei casi, sul mio PC è rimasto oltre i 30 fps agevolmente ed ha passato la maggior parte del tempo sui 60 fps.

Rimane qualche bug, nonostante un anno passato in Early Access. Qualche quest che non viene registrata in modo corretto, qualche comando che si incanta... nulla di eccessivamente problematico, di solito ricaricare il salvataggio aggiusta molti dei problemi momentanei e gli sviluppatori hanno corretto i bug più vistosi velocemente dopo l'uscita. Nulla che ha inficiato la mia esperienza, ho l'abitudine di salvare spesso.


Divinity Original Sin 2 migliora in ogni modo possibile il suo predecessore. Una storia appassionante e personaggi ben realizzati manterranno l'interesse alto per tutta la durata del gioco. Il sistema di battaglia è ostico e premia preparazione ed inventiva. L'interattività sul campo si battaglia rimane un punto di forza sfruttato a dovere. Una pietra miliare nei giochi di ruolo "isometrici".



Stay Classy, Internet

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