Broken Age - Recensione

Broken Age è stato il primo gioco finanziato con un grande successo su Kickstarter. Purtroppo l’uscì non in una singola soluzione, ma spezzato in due parti. Giocai alla prima e mi scordati totalmente da fare la seconda fino ad oggi. Ora che ho completato il gioco posso darne un parere finale e toglierlo dal backlog!






Tim Shafer e Double Fine furono avvicinati da dei tizi che volevano realizzare un documentario su come si fanno i videogiochi. AL momento però Double Fine non stava facendo nulla di particolare e quindi venne l’idea di fare un giochino d’avventura piccolo apposta per il documentario, quindi fecero una campagna di kickstarter dove chiesero 300.000 dollari. Ricevettero 3 milioni di dollari e quindi Tim Shafer impazzì duro e tirò fuori una produzione coi fiocchi. Voci di Shan Black e Frodo, artwork di altissima qualità e fattura…. E sforò il budget. Quindi rilasciò il gioco in una sola parte e con il ricavato delle vendite lo completò più tardi.
Due mondi che si incrociano
Il gioco è un’avventura grafica punta e clicca vecchio stile vissuta da due prospettive diverse. Avremo due protagonisti. Shay è un giovane ragazzo intrappolato su un’astronave ultraprotettiva che desidera avventura e libertà. Vella è una ragazza di Ducla, scelta come sacrificio da dare ad un gigantesco mostro per la salvezza del villaggio. Lei non ci sta e vuole combattere.
Le storie poi si intrecceranno e sono generalmente carine, ma il ritmo della loro risoluzione è affidato al giocatore che può saltare da una all’altra a piacere o rimanere su una per finirla del tutto prima di passare all’altra.
I personaggi che si incontreranno nel corso dell’avventura sono tutti eccentrici e divertenti e riescono a strappare sorrisi e rimanere nella memoria proprio per la loro eccentricità. Non sono tantissimi e la durata dell’avventura complessiva si attesta circa sulle 4 ore. Nel primo atto verremo introdotti a praticamente tutti i personaggi, mentre nel secondo assisteremo a dei cambiamenti nelle loro routine, farà un’apparizione solo il big bad del gioco in più.
Essendo un'avventura grafica vecchio stile, il proseguire nell’avventura è legato alla risoluzione di enigmi lungo la trada, che richiederanno spesso un oggetto o più raccolti lungo il viaggio per arrivare a soluzione. In questo si notano le differenze sostanziali tra il primo ed il secondo atto. Se nella prima parte dell’avventura le risoluzioni degli enigmi sono in qualche modo intuibili e grossomodo logici, nella seconda parte dell’avventura si ha a che fare con un sacco di roba ottusa e poco intuitiva ed alcuni ostacoli sono risolvibili solo rompendo la quarta parete, ovvero usando il giocatore per trasferire informazioni dalla storia di Shay a quella di Vella e pensare di fare così non è immediato perché in tutto il primo atto non è mai stato richiesto. La seconda parte chiama inoltre al dover prendere appunti su carta per essere efficienti e per poter ricordare le informazioni. Non è un difetto, è solo che dalla prima parte alla seconda c’è un salto visibile in termini di complessità. Purtroppo questo influisce negativamente sull’autostima del giocatore. Di solito ci si sente bene quando si risolve un enigma perché ci si sente intelligenti e capaci… questa sensazione purtroppo svanisce quando sembra di provare ogni cosa a caso per andare avanti e la differenza tra i due atti in questo senso è un po’ sconcertante, con il primo che risulta essere molto più godibile del secondo in questo senso.
Broken Age è stato il primo kickstarter di successo ed anche il primo che gettò dei dubbi sulla piattaforma, o quantomeno su Shafer, con questo sforamento di budget a fronte dei 3 milioni ricevuti, questo dover spezzettare l’offerta e così via- Il risultato finale è però un gioco di una fattura più che pregevole, con uno stile grafico di alto livello e con un cast che dona vita ai vari personaggi, ma con una storia di fondo semplice e con enigmi un po’ troppo ottusi nella seconda parte, che nella loro risoluzione non danno particolare soddisfazione proprio per la loro natura non intuitiva. Alla fine del giro un bel giochino, ma nulla di eccezionale pronto a resistere alle intemperie del tempo come le vecchie avventure grafiche di Shafer.



Stay Classy, Internet

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01 09 10