The Last Remnant - Recensione


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Piattaforma:360/PC(giocata) Data di uscita: 20 novembre 2008
Qualche anno fa, quando la Square Enix era impegnata a produrre Final Fantasy XIII, arrivò l’annuncio di un nuovo gioco di ruolo, di un nuovo IP, che sarebbe stato il cardine del loro progetto occidentale, per chiudere un po’ il gap esistente tra i fan occidentali e quelli orientali dei loro franchise.
Questo progetto si rivelò essere una falsa partenza, con The Last Remnant che fece un bel flop, che portò alla cancellazione della sua versione ps3 ed al focalizzarsi interamente sul nuovo Final Fantasy XIII e sequel.
Però io non ho trovato il gioco molto malvagio, anzi offre un’esperienza particolarmente unica nel campo dei jrpg degli ultimi anni.
Sidequestst!
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La mappa del mondo si naviga con un semplice cursore, ma ogni ambientazione è realizzata in 3D ed è esplorabile.

La storia di The Last Remnant onestamente è alquanto interessante e ben fatta anche se fondamentalmente semplice, ma questo è proprio il suo punto di forza a mio avviso.
Le vicende iniziano con uno spunto narrativo vecchio come il cucco: quello della damigella in pericolo. In questo caso la sorella del protagonista, un giovane diciottenne baldanzoso di nome Rush Skyes, viene rapita da ignoti e così Rush si mette sulle sue tracce. Fortunatamente riceverà l’aiuto di un’intera nazione, visto che riesce a farsi amico il Marchese di Athlum, uno dei pezzi grossi del gioco fin dalle prime battute. La storia si evolverà gradualmente, passando dalla ricerca di una persona rapita a dover salvare l’equilibrio del mondo.
Macchinazioni dei soliti megalomani e di forze oltre l’umana comprensione mineranno lo stato di pace del mondo e spetterà ai protagonisti della storia risolverlo. Tutti i personaggi coinvolti non hanno un approfondimento caratteriale od un’evoluzione estremamente forte nel corso della storia, risultando a volte piatti e prevedibili, ma almeno Rush non è il solito protagonista stupido fino al midollo oppure uno di quelli mestruati nell’anima. Invece è particolarmente… medio. Entusiasta, coraggioso e con una solida seppur stereotipata morale da bravo ragazzo. Insomma, non darà fastidio. I nemici anche sono poco più che macchiette, eccezione fatta per il Conquistatore, ma non tanto per cosa dice ma per il suo design: è un armadio svedese che picchia come un vichingo ed è veloce ed agile come un fringuello, un avversario davvero formidabile e di grande presenza scenica.
Quello che davvero da molto colore al gioco sono le tantissime sidequest, che vi vedranno interagire con una moltitudine di personaggi secondari, a seguirne le vicende in quest concatenate ed a cambiare le sorti delle città che aiuteremo.
La storia principale vi porterà in meno della metà del totale delle ambientazioni presenti nel gioco e per godersi appieno l’avventura occorre mettere da parte la storia nei momenti opportuni e darsi all’esplorazione del mondo per scovarne tutti i segreti. Questo comporta però il bisogno di avere una guida sotto mano in quanto alcune sidequest spariscono o sono disponibili solo in alcuni specifici momenti della storia principale.
Noi abbiamo un esercito
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Ogni volta che un attacco speciale si presenta VA USATO.

Il sistema di combattimento di The Last Remnant è forse il suo aspetto meglio e peggio riuscito contemporaneamente, vista la sua unicità.
Invece di comandare singoli personaggi, si comanderanno unità, composte da 1 a 5 personaggi diversi, organizzati in svariate formazioni. Ci sarà un leader designato, che deciderà l’accesso all’unità a determinate tecniche speciali e fino ad altri 4 soldati. Nel gioco esistono due tipi di personaggi reclutabili: i normali soldati e i “leader” ovvero personaggi non generici, ma con un carattere ed una personalità, i quali si uniranno alla vostra combriccola solitamente dopo aver completato le loro sidequest. Nella versione per 360 c’era un limite a quanti personaggi unici si potevano usare e quindi si era costretti a lasciarne in panchina tantissimi ed a riempire le squadre con inferiori soldati. Su PC invece questo limite è stato rimosso e questo permette la creazione di squadre estremamente variegate.
Ovviamente questo vale anche per i nemici: affronterete unità di soldati e le battaglie per questo risultano particolarmente eccitanti da vedere, con alcuni scontri per la storia dove i nemici riceveranno rinforzi vari o con attacchi su più fronti da dover gestire.
Ogni unione può essere ingaggiata e bloccata in combattimento solo con un’altra unione, tranne alcuni boss che possono tenere testa anche a 3-4 unioni contemporaneamente. Questo aspetto dovrà essere sfruttato nel miglior modo possibile per uscire vittoriosi dalle numerose battaglie in quanto ogni unione che attacca un’altra già impegnata in combattimento otterrà un bonus di fiancheggiamento, che causerà un bonus ai danni inflitti ed un aumento del morale. Questa tattica è impiegata anche dai nemici, che spesso e volentieri si lanceranno in gangbang violente contro una delle vostre unioni. Servirà quindi avere un tattica molto alla warhammer ovvero la tecnica “incudine e martello”. Un’unione grande e resistente dovrà funzionare da incudine, bloccando i nemici, mentre unioni più piccole e improntate tutte all’offesa attaccheranno ai lati.
Il problema di questo sistema di battaglia, potenzialmente molto profondo è dato dall’eccessivo effetto random e dall’incapacità di controllare in modo singolare i propri uomini. I comandi disponibili cambieranno ogni turno in base ad una miriade di fattori, come la salute massima, il bersaglio scelto, il morale e così via. E la legge di Murphy non perdona. Quando vi servirà caricare a piena forza con tutte le vostre tecniche speciali, apparirà un semplice attacca, senza possibilità di fare altro.
Un altro modo di rendere il tutto inutilmente più scomodo è la gestione dell’inventario. Solo Rush è gestibile al 100%, mentre tutti gli altri personaggi hanno equipaggiamento non modificabile, ma chiederanno di tanto in tanto al protagonista di andare a recuperare dei materiali od oggetti per potenziare le proprie armi. La frustrazione è estrema in quanto rende la crescita del proprio manipolo difficile da gestire e prevedere.
Anche il sistema di livelli e di potenziamento delle abilità è molto ottuso. Non avrete un livello vero e proprio, ma un rango di battaglia. Più questo è alto e più i nemici saranno potenti e non rappresenta direttamente la potenza dei vostri personaggi. Quindi per finire il gioco senza incontrare difficoltà, bisogna mantenere un battle rank basso, ovvero bisogna combattere poco, evitare nemici troppo più forti di se in quanto fanno salire il battle rank più velocemente, ma grindare gruppi di nemici di basso livello. Questo perché le proprie abilità migliorano più vengono usate, quindi se da un lato vorrete combattere il più possibile per potenziarvi, finirete per rendere alcuni boss estremamente ardui. Il bilanciamento di questo sistema è totalmente sballato ed è la causa principale di frustrazioni, in quanto non si può usare il ragionamento classico: il bossè troppo forte, quindi grindo un po’ e lo batto dopo. No, se si sbaglia ad allenarsi il boss sarà anch’egli più forte di prima e non sarà cambiato nulla.
Questo, unito con la randomicità della disponibilità di alcuni comandi genere un tasso di bestemmie/secondo durante le battaglie più ostiche particolarmente elevato. Fortunatamente su PC esistono un paio di mod che permettono di eliminare la restrizione sull’equipaggiamento dei vari soldati sotto il vostro comando, così almeno da ottimizzarne l’equipaggiamento e c’è anche la possibilità di aumentare il numero di unioni e di uomini schierabili. Quest’ultima cosa può rompere il gioco facilmente, ma rende le battaglie ancora più gloriose visto l’alto numero di persone coinvolte.
Y U SO UNREAL?
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Le città sono ben dettagliate anche se sono esplorabili solo in zone ristrette

Dal lato tecnico il gioco è sufficiente su PC. È stato il primo gioco della Square Enix ad essere sviluppato su Unreal Engine 3 e presenta i soliti problemi noti del motore, come un pop in delle texture, ma è sufficientemente leggero da girare un po’ ovunque. Su PC l’esperienza è tutto sommato ottima, di fronte ad un ottimo framerate e da una pulizia grafica tutto sommato buona. Alcuni scorci delle ambientazioni che si andranno a visitare sono estremamente evocativi e trasmettono sempre alla perfezione le giuste emozioni e sono inoltre molto vari, vi ritroverete davvero in una miriade di ambientazioni diverse ed uniche nel loro aspetto. I personaggi hanno vestiti veri e complessi ed aiutano a caratterizzarli a modo, anche se le animazioni sono molto rigide.
La musica è ottima. Tsuyoshi Sekito non è forse conosciutissimo, ma ha lavorato a parecchi giochi ed in questo Last Remnant ci da dentro. Le musiche di background delle ambientazioni sono piacevoli e sempre azzeccate anche se nulla di eccezionale. Il vero punto di forza sono le musiche da battaglia. Queste sono legate al morale e variano in base alla situazione. Passare da un morale basso ad uno alto in un turno ed avere la musica che cambia anch’essa da disperata e senza speranza ad un fantastico motivo che carica tutti per arrivare alla vittoria è molto galvanizzante come esperienza. Anche i temi dei boss sono molto epici e ben orchestrati.
Insomma, la Square Enix si trovava in un momento dove ha voluto osare e provare. Il prodotto su 360 era buggoso, pieno di problemi grafici, lento, con stupide limitazioni che ne affossavano il potenziale. La versione PC invece è molto più pulita, più stabile e godibile. Però quando è arrivata, un anno dopo l’uscita su 360, il gioco era già stato dimenticato dai più.
Io ci vedo invece una storia semplice ma mai troppo banale che si lascia seguire in modo piacevole, un bellissimo mondo realizzato molto bene dal profilo artistico ed un sistema di battaglia anche se dannatamente ottuso e frustrante a tratti, è così diverso da ogni altra cosa che offre il mercato che vale la pena essere provato.
Stay Classy, Internet

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